Pésegh adòss…
Un giorno di settembre, ritornando verso sera a radunar le capre, ebbe la sorpresa di trovar mancante la più bella. Atterrito al pensiero della punizione, il poveretto riportò il branco nella stalla del paese e tornò di corsa sulla montagna; era già buio e lui vagava per i burroni lanciando il suo richiamo. Finalmente dal fondo di un dirupo gli giunse il belato della capretta. Aggrappandosi alle rocce, la raggiunse e se la mise sulle spalle.
Mentre risaliva con gran fatica, una voce profonda e cavernosa giunse dall'altro versante della valle "Pésegh adòss!" (pisciagli addosso). Al che la capretta belò lamentosa: "No poss, no poss! Al gh'a la vestè filadè nel Tempur adòss (Tempur, dal latino "tempora" era il periiodo della quaresina) trad: (non posso, non posso! ha una mantella benedetta addosso!). Il pastorello comprese di avere sulle spalle il diavolo incarnato e che lo salvavano i panni filati dalla madre in tempo benedetto. Gettò il capretto, e a gran corsa, piangendo di paura, scese al paese.
Prima di giungervi, incontrò i genitori che, in grande apprensione, erano usciti a cercarlo; con loro era la capretta smarrita, trovata mentre da sola tornava all'ovile. Raccontavano che da allora il pastorello seguì i consigli del padre e della madre; e il suo caso era additato a tutti come esempio ammonitore.
Fonte Wikipedia, rappresentazione di Paolo Boncompagni